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Ogni volta che attraverso in camper la Campania per andare o ritornare dalle bellissime terre di confine si iniziano a pianificare ed elencare i numerosi siti di interesse enogastronomico da visitare in questa fertile regione, sostanzialmente il discorso cade sempre su viticultura e prodotti caseari. Per ottimizzare il lungo e noioso tempo della traversata sull’autostrada SA-RC ho anche tentano una prenotazione al volo per andare a far visita in un vitigno molto particolare, ma con poco successo purtroppo visto il poco preavviso. Parliamo dei famosi vitigni dei Borboni, l'”Asprinio di Aversa“, caratterizzato dai suoi 15 metri d’altezza, la cui raccolta è giustamente nota come “Vendemmia Eroica”.

Si tratta di un vitigno unico nel suo genere; ne ho già visitato altri molto interessanti in questa regione in particolare nella zona della costiera amalfitana; parliamo di vitigni a piede franco pre-fillossera con viti secolari (dai 200 ai 500 anni) salvatisi grazie alla friabile morfologia del terreno vulcanico.

Le immagini che seguono sono relative al famoso Tintore di Tramonti (SA) che ho visitato nel 2015. Un ottimo vino: piede franco e vulcanico.

Ritornando invece al borbonico vitigno “Asprinio di Aversa” e agli uomini ragno che lo curano e lo vendemmiano, lo scenario è quanto di più raro e affascinante si possa vedere nel mondo della viticultura; le viti, maritate a pioppi, olmi o frassino possono raggiungere i 15 metri d’altezza, queste sono poi legate a dei tiranti collocati tra un albero e l’altro a costituire le “alberate aversane”, è una scenografia singolare soprattutto durante il periodo della vendemmia. La vite è una “vitis silvestris” introdotta anticamente si presume dagli etruschi. La vendemmia eroica, alla quale volevo assistere e che prenoterò in tempo per l’anno prossimo (articolo promesso), è effettuata da veri e propri equilibristi che con la propria scala, detta ‘o scalill, lunga 18 metri circa e con i pioli a misura personale, ogni agricoltore si costruisce la propria perché i pioli devono essere distanti la giusta misura tra piede e ginocchio, pesa circa 100 kg. Gli esperti vendemmiatori incastrando il ginocchio tra i pioli per avere più stabilità e le mani libere, dalla scala raggiungono l’uva per riempire le “fascine“, i cesti dove vengono riposti i grappoli, per calarli poi con delle funi lungo la scala; a terra c’è poi chi ha il compito di svuotare i cesti.

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L’altezza dal suolo conferisce una maturazione diversa rispetto ai vigneti tradizionali, gli acini, di colore oro-verdognolo si maturano con differenti gradi di calore, di infrarossi e di umidità rispetto alle viti che sviluppano l’uva vicino al terreno (con le dovute differenze anche per l’aspetto delle malattie note nei vitigni, spesso parecchio influenzate anche dal clima umido vicino al suolo); questa diversità nella maturazione del frutto dovuta alla sua altezza e la minore portata di zuccheri da parte della pianta fornisce un grado di acidità proprio, che si ritrova poi in quella caratteristica tipica dell’Asprinio DOC.
Per disciplinare il DOC deve essere prodotto per l’85% da uve di Asprinio e 15% massimo di altre uve bianche provenienti sempre da quei 19 comuni casertani e 3 della provincia napoletana. Lo spumante DOC di Asprinio invece dev’essere vinificato in purezza con il 100% di uve di Asprinio.

In passato queste uve venivano svendute ai francesi come uva da taglio di più costosi champagne, oppure per le industrie di liquori, poi negli anni ’80 lo stato finanziò l’abbattimento delle alberate, per cui le vecchie piante che oggi sono ancora in produzione sono il frutto dell’espressione di resistenza e caparbia controtendenza di quei pochi eroi che, contro ogni logica di profitto economico sono per amore rimasti fedeli a questa rara ed unica tecnica di viticultura, tramandata da generazioni in generazioni. 
Un’altra caratteristica di questa affascinante produzione sono le cantine dei produttori; scavate nel tufo a mano con gli attrezzi dell’epoca, il tufo è molto diffuso nel sottosuolo della zona. Si tratta di vere e proprie grotte e cunicoli, profonde anche 15-20 metri con temperatura stabile tutto l’anno, perfette per la conservazione e le fasi di fermentazione, parecchie sono state purtroppo interrate ma in passato erano molto diffuse.

L’ Asprinio ovviamente è da servire a temperature fredde ma non ghiacciate altrimenti i profumi restano schiacciati, da abbinare con fritture o con il più classico degli abbinamenti: la mozzarella di bufala campana.

..e qui mi aggancio con l’alternativa alla mancata visita del vitigno, trovata sempre strada facendo: La regina “mozzarella di bufala“; non potevo uscirne sconfitto!

Grazie per essere saliti a bordo – Buona strada e buon gusto a tutti
VAN-eggio

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