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Non si può viaggiare nei luoghi della Magna Grecia, respirare i profumi intensi della macchia mediterranea, toccare i resti di antichi templi e immergersi in quel mare, un tempo solcato dagli stessi uomini dell’Iliade, dell’Odissea e dell’Eneide senza ricordare i fasti di quel mondo classico che fece da scintilla e diede vita alla nostra cultura, politica, economia e arte.

Nella costa ionica crotonese, ai tempi dei primi insediamenti a “Punta Alice”, i greci fondarono l’antica Crimissa (Krimisa) risalente al VII Sec. a.c. dal mito di Filottete, eroe mitologico Tessalo ed il tempio dove avrebbe deposto l’arco e le frecce ricevute in dono da Eracle, qui, in queste terre vennero esportate e successivamente sviluppate la cultura, gli dei ellenici e la scienza pitagorica. Come sostengo continuamente il tappeto enogastronomico (qui più “eno” che gastronomico) tutt’ora fa da testimone storico sempre vivo che influenza il passare dei popoli e dei secoli, anzi qui millenni. Nella costa ionica crotonese la cultura del vino era già presente ai tempi dei primi insediamenti, sono 2.700 anni che questa terra produce vino!

Pertanto, dopo questa premessa storica, lungo la statale ionica s.s.106 effettuo una sosta per andare a curiosare nelle note produzioni vitivinicole della zona del Cirò; in particolare nella “Tenuta Iuzzolini“, produttrice di ottimi vini le cui uve, principalmente dell’autoctono “Gaglioppo”, sono estere per i circa 100 ettari di vigneto nella tenuta. Purtroppo era già tempo di vendemmia, almeno per le uve bianche e non ho potuto rubare troppo tempo agli addetti, occupati a lavorare. Ho solo dato una sbirciata allo spaccio:

Ultimata la visita alla Tenuta, dopo aver bombardato di domande il povero malcapitato di turno ed essermi rifornito di qualche buona bottiglia (per questo vado in giro in camper, per la capacità di carico) mi accingo a svolgere un’altra importante visita nella zona, sempre in provincia di Crotone (KR), in località “Strongoli”:
Ristorante e agriturismo Dattilo, o meglio “Azienda Agricola Roberto Ceraudo” e “Ristorante Dattilo” . E’ una meta quasi obbligata della costa ionica per gli appassionati dei “viaggi di gusto” come me, qui si può apprezzare quel fantastico connubio tra produzione della materia prima e trasformazione direttamente in loco. Siamo in casa della premiata “chef donna 2017” della guida Michelin e segnalata dal New York Times nell’articolo “52 Places to go in 2017” al n.37 nel mondo, l’enologo e chef Caterina Ceraudo giovane allieva del mio preferito chef “Niko Romito“, che ho avuto il privilegio di conoscere in occasione di un evento LSDM (Le Strade della Mozzarella) e che ha sfornato numerosi professionisti dalla sua accademia; ne ho provato alcuni tra gli emergenti e devo dire che l’accademia li forma veramente benissimo!

Bellissima la struttura nel suo insieme, pernottare nelle stanze a due passi dal ristorante dev’essere un’esperienza molto piacevole. L’azienda agricola in vero regime biologico, quasi biodinamico è una perla, gestita in famiglia da Giuseppe Ceraudo, in un territorio particolare e difficile. Bella anche la sala del ristorante, nel quale purtroppo non ho potuto fermarmi per apprezzarne la cucina in quanto era riservata per un evento. Non mancherà occasione di farvi vedere qualche bel piatto della nostra intraprendente chef, non appena posso godermi nuovamente questo bellissimo territorio. Qualche bottiglie in camper comunque anche del loro ottimo vino ce l’avevo.

Mi trovo perfettamente d’accordo con le parole del funzionario del Dipartimento Turismo della regione Calabria – Angela Vatrano:
Il tipo di turismo sul quale stiamo puntando è soprattutto quello enogastronomico. Siamo il principale produttore di clementine e i secondi produttori di olio di oliva in Italia. A causa del suo stato di isolamento nel quale ha vissuto negli ultimi secoli la regione ha preservato nel suo entroterra una serie di tipicità alimentari che risalgono a 2000 anni fa. Stesso vale per la produzione vinicola. Mentre altrove sono stati selezionati vitigni più famosi, annullando così quelli locali, da noi la condizione di isolamento ha favorito la crescita di più di 300 varietà di vitigni autoctoni”.
Aggiungerei che l’unica regione in Italia a conservare oltre 120 vitigni autoctoni iscritti nel registro nazionali delle viti è appunto la Calabria, proprio a Strongoli si trova scolpito su marmo il testamento di “Magno Megonio” che visse tra il 138 ed il 161 d.c. dove l’Enotria, appunto “terra del vino” così era definita la Calabria anticamente, riporta che in questi luoghi erano coltivate le viti delle aminee, il cui succo era servito nei banchetti pubblici. 

Visto che ho menzionato Filottete, la fondazione di Krimisa e le viti aminee dovevo per forza passare una notte a “Punta Alice”, a due passi da quel mare che ha visto sbarcare le prime navi; tra barbecue di carne locale e vino Cirò ho goduto della tranquilla spiaggia, condivisa solo con qualche pescatore e le mie preziose bottiglie raccolte in questo tour vitivinicolo del territorio di Cirò; comunque un bagno all’alba ed i vapori dell’alcool si diluiscono tra lo Ionio, l’Egeo ed il Mediterraneo in generale.

Da qui il viaggio è poi continuato in un altro itinerario che vede coinvolti la “Sila Grande” e il “Parco Nazionale della Sila”, per andare poi successivamente verso la punta dello stivale, la Magna Grecia più a sud, nell’attuale provincia di Reggio Calabria …ma questa è un’altra storia che a breve pubblicherò e che vi porterà a conoscere i piatti della Silani, i produttori di vino della provincia di Cosenza, la lavorazione del bergamotto a Brancaleone, le bellezze del mare e molto altro VAN-eggiare…

Buona strada e buon gusto a tutti
VANeggio

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