Scilla, scelta come prima delle tappe dell’itinerario verso la punta dello stivale, in questo mio VAN-eggiare nel reggino tirrenico-ionico, ha come mi aspettavo riempito di fascino questo viaggio.
Il primo degli interessi nasce dalla mitologia ovviamente, Scilla (colei che dilania) sulla costa calabrese insieme a Cariddi (colei che risucchia) sulla costa sicula, terrorizzavano i naviganti di un tempo che volevano attraversare lo stretto; la stessa ciurma di Odisseo fu costretta a passare per le sei fauci del mostruoso Scilla, una volta ninfa.
Un paese da una bellezza unica, il suo quartiere “Chianalea” (dove le donne si sposano con la marea) ha le case costruite in linea nella darsena semi-naturale del porto, le fondamenta delle case nascono direttamente nell’acqua marina, ci puoi pescare dai balconi per capirci. L’ultima volta che la visitai (circa 20 anni fa) era un po’ più borgo marinaro che turistico, oggi sono presenti diverse attività commerciali, B&B e molti ristoranti.
Scilla, con la vicina “Bagnara” altrettanto affascinante borgo di pescatori, costituiscono l’antica tradizione della pesca del pesce spada nello stretto; effettuata con un’imbarcazione particolare detta “pescespadara” o “Feluche” come in passato nel 1400 quando erano in legno.
L’antichissima pesca del pesce spada è una mortale storia di amore per il pesce ed una bruttissima storia recente di illegalità per l’uomo purtroppo, che però non deve cancellare secoli di sacrifici di una popolazione che ha vissuto il mare con rispetto ed in equilibrio da sempre.
Il pesce spada maschio non lascia mai da sola la propria femmina, sfruttando l’amore della coppia (da parte del maschio) i pescatori puntano l’arpione per colpire la femmina, più grande del maschio, che seguirà la povera amata sanguinante girandogli intorno finché non verrà colpito anche lui o addirittura spiaggiandosi spontaneamente, lasciandosi morire per seguire il suo amore. Per i pescatori prendere prima la femmina vuol dire prenderne automaticamente due. Al contrario se viene colpito prima il maschio la femmina fugge inabissandosi per nascondersi (…ma va!)
Mi sono fermato a mangiare a Chianalea in uno dei tanti ristorantini sorretti dalle piattaforme nell’acqua, che in qualche modo ricordano “La costa dei Trabocchi” in Abruzzo ma non sono stato fortunato sulla scelta del locale purtroppo.
Continuo il VAN-eggiare verso sud direzione “Pentedattilo”, un’altra storia affascinante da un punto di vista antropologico, un’altra cartolina da un punto di vista scenografico.
Buona strada e buon gusto a tutti
VAN–eggio