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Miranda do Douro - #Portogallo

Uscito come un cavernicolo da dentro le grotte di “Le Mas d’Azil” in Francia, passando nei territori dello stato di Andorra, affronto un’unica lunga traversata verso la Valle del Douro: il fiume diVino, la dimora di Bacco, patrimonio dell’Unesco e “Regione Vinicola più Antica del Mondo”, che altro mai potrei aggiungere se non i versi del poeta portoghese Miguel Torga: “l’unica incommensurabile prova che ci consente di stupire il mondo“. 

Attraverso tutta la Provenza, il Languedoc Roussillon, i Midi Pyrenees e l’Aquitaine passando quindi dal mediterraneo a Biarritz sull’oceano, nel bellissimo “Golfo di Biscaglia”; continuo lungo tutti i Paesi Baschi, la regione di “Castilla y Leon” per terminare finalmente in Portogallo al primo paese dopo il confine, Miranda do Douro.

Ho saltato completamente la Spagna del nord perché l’avevo già visitata in lungo e in largo qualche anno prima, con l’obiettivo principale di andare a scoprire la lavorazione delle acciughe del Cantabrico, più in dettaglio le “Anchoas de Santoña”, assaggiate per la prima volta a “Casa Botin” a Madrid, un ristorante vicino il “Mercado de San Miguel (entrambi mete obbligate di Madrid), fondato nel 1725 e senza interruzione di servizio è il più antico ristorante del mondo, record registrato sul guinness dei primati, uno dei punti di riferimento  della cucina tradizionale a Madrid.   

Arrivo finalmente a “Miranda do Douro”, il paese si trova su una bella collina tra il fiume “Douro” ed il “Rio Fresno”, a circa 500m s.l.m, esattamente sul confine con la Spagna. Arrivo in serata dopo aver attraversato strade con delle scenografie ed una luce da film.

Il Portogallo ha lo stesso spettro di luce del sud Italia, è “giallo”, il Portogallo è giallo, con colori caldi, la luce è quasi abbagliante, tutto sembra più limpido ed in qualche modo influenza anche il tuo stato di “presenza”; non sono meteoropatico ma la sensazione è quella di percepire una certa concretezza e lucidità (almeno finché il caldo o il vino non ti stendano del tutto).

Trovo un comodo posticino per parcheggiare il VAN-eggio in piazzetta, mi do una rinfrescata perché ero in viaggio praticamente dalla mattina, la Spagna è infinita! Esco a fare gli ultimi scatti approfittando della luce del tramonto e allo stesso tempo iniziare a lanciare qualche occhiata e annusata alle porte delle locande, taverne e ristorantini del centro storico, come farebbe un segugio o cane da tartufo.

Le statue in bronzo nella piazza di Miranda Do Douro, dello scultore Josè Antònio Nobre, rappresentano i mandriani e pastori dell’altopiano mirandese, figure a protezione degli elementi e dei rapporti con la natura nei mesi più difficili, soprattutto in inverno.
A quella che sarebbe dovuto essere la regione “Tràs-os-Montes” il popolo di questo territorio dice “Ci sono nove mesi di inverno e tre di inferno“; è una zona difficile dove il clima è aspro per il caldo e per il freddo, invitante solo in primavera e alcuni giorni d’autunno. La stata raffigurante l’uomo è vestita con la “Capa de Honras“, un costume popolare, di lana pesante, risale al medioevo ed in funzione dei suoi ornamenti la Capa (cappotto) assumeva ordini e gradi sociali, simbolo di nobiltà, di onore, ricchezza e opulenza di una persona.
Per riprendere come al solito la storia tramite il tappeto enogastronomico, la regione, oltre al vino porto, è storicamente legata alla produzione di segale, orzo e a parte il baccalà ottimo in tutta la nazione, la sua cucina è prettamente orientata su piatti come capretto, vitello, pesce di fiume, fagioli, funghi e noci (una nostra equivalente zona appenninica), la carne mirandese è comunque famosa non solo nella zona dell’alto Douro.

Tra le varie opzioni mangerecce offerte da questo suggestivo paesino, opto per restare nella parte vecchia delle mura e proprio nei pressi dell’ingresso al centro storico trovo un posticino “Ristorante O Mirandes“. Gestito per la maggior parte da donne, in sala ed in cucina, servizio simpatico e atmosfera non formale (per fortuna); la cucina a vista è come quella di casa e con mia enorme sorpresa è stato uno dei migliori ristorantini che ho avuto la fortuna di visitare in tutta l’esperienza gastronomica portoghese (sarà stata la fortuna dei principianti, essendo il primo ristorante in Portogallo in cui mi sono fermato!). Mi rimase impressa la bistecca, se non altro per la sua forma quadrata, la carne era buonissima e anche il “cordero” (agnello), entrambi serviti con patate e riso. Prezzi bassissimi per le nostre abitudini capitoline, la zuppa del giorno solo € 2,50. Per intenderci le due pietanze in foto, vino, un’insalata, due dolci tipici fatti in casa alle mandorle (l’alto Douro è zona nota per la produzione di mandorle), un liquore alle mandorle amare: totale € 18 a testa,  a Roma due pizze e due birre €40 🙂

Era tutto molto buono non solo la carne, sono sicuro di non aver provato i piatti forti del ristorante, spero di ritornarci. Visto che non dovevo guidare e dovevo solo avere le energie per arrivare fino al camper ho approfittato di qualche bicchiere in più di buon vino, dopo tutta quella strada era il mio premio; per oltre 10h di guida quale miglio nettare per rimetterti in fase?

Di solito quando scopro un nuovo territorio ed il ristorante mi ispira chiedo sempre del vino della casa, è un mio modo per comprendere come si esprime la zona anche sul vino “sciolto”, ci si legge tanto a partire dalle produzioni più umili: profumi, tradizioni, tecniche di vinificazione ed onestà dell’oste; diventa un ottimo dizionario. il vino era buono! Passo la notte nella piazzetta dove avevo parcheggiato in compagnia di un altro camper, la mattina trovo a Palaçoulo una piccola zona attrezzata per i camper (fantastico!) ne approfitto per fare pulizie, carico-scarico servizi, cosedacamper e giù via finalmente per la valle del Douro, traffico bovini permettendo, li guardo e penso alla bistecca del ristorante “‘O Mirandes”!
E’ una zona che ha molto da offrire, mi è dispiaciuto averci dedicato così poco tempo!

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Grazie per essere saliti a bordo
VANeggio

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