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Ai piedi del Pollino

Il massiccio montuoso del Pollino, la cui vetta più alta “Serra Dolcedorme” tocca i 2.267 m., divide l’appenino Lucano da quello Calabro Silano, interponendosi tra il Mar Ionio ed il Mar Tirreno. Ai piedi del massiccio, tra i vari comuni dell’estremo nord della provincia di Cosenza, vicino il confine con la Basilicata, c’è Mormanno, con la sua aria pulita e con le preziose tradizioni enogastronomiche del territorio.

I mormannesi, meno di 3000 anime, hanno il privilegio di vivere su una discreta superficie ai piedi del massiccio, dove la natura la fa da padrona.

Per ovvie ragioni legate alla pandemia, nell’ultimo periodo molti eventi pubblici sono stati sospesi, è doveroso sapere però che a Mormanno ogni anno si “perciano” le botti nel giorno dell’Immacolata concezione ed è la fine dell’attesa che ogni produttore patisce per verificare l’annata vitivinicola. Nella “festa di Perciavutti” i mercatini dei 4 rioni di Mormanno, animati dalla comunità del cibo slow food Calabria, celebrano la sovranità alimentare del Pollino.

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Presidi Slow Food e non

Mormanno, tra le altre cose, enogastronomicamente è famoso per le lenticchie, che sono un presidio slow food; nel 2014 però il presidio è stato sospeso in quanto la richiesta, come di solito accade quando si diventa presidio, è salita vertiginosamente mentre la coltivazione non ha potuto seguire la domanda. Per mantenere quella qualità non si può meccanizzare la produzione più di tanto, produzione che avviene in alta quota, intorno ai 1000 m. e non vi sono così tanti terreni pianeggianti da poter garantire la produzione per un presidio. La tipicità della lenticchia di Mormanno è nella sua buccia sottile, simile a quelle di Castelluccio di Norcia o di Santo Stefano di Sessanio, che sono altre produzioni note e che si aggirano però intorno ai 150 quintali l’anno anch’esse su altitudini intorno ai 1200 m., a Mormanno si producono al massimo 1 o 2 quintali l’anno pertanto il presidio al momento è sospeso. Per le poche quantità prodotte, la lavorazione resta di fattura manuale, forse il riconoscimento del marchio doc, dop, igp, De.Co o stg aiuterebbe la produzione, sono lunghe trafile che però se vanno a buon fine si potrebbero anche chiedere prezzi più giusti rispetto al costo di produzione ed incrementarne il quantitativo annuo.
Mormanno offre non solo lenticchie nella sua vasta tradizione enogastronomica, il territorio dona tartufi, porcini, latticini eccellenti (tutte produzioni locali). Io sono un amante di tartufi e funghi, adoro il porcino ma il Pollino regala altre ottime varietà quali il galletto, il cardoncello, il pratarolo; l’ente del parco nazionale del Pollino ne ha censiti oltre 30 di ottime varietà nella zona, un territorio eccezionale per questo prodotto spontaneo, certo dipende tutto dalla stagione e dalle piogge nel momento idoneo.
Se si parla di Pollino non si può non menzionare il “fagiolo poverello bianco”, delicato in cottura come nel sapore con denominazione comunale (De.Co), denominazione ottenuta tra diversi comuni (Mormanno, Laino castello, Laino Borgo), su questo ci sarebbe da scrivere un articolo a parte, mi limito per adesso a condividere qualche link.

Prodotti caseari
Ai piedi del Pollino vi sono inoltre produzioni casearie di eccellenza, giusto per darvi qualche esempio, la ricotta fresca di Campotenese è qualcosa di memorabile, così come il “Moretto del Pollino” ma si possono trovare altre specialità casearie come i “primo sale”, il pecorino, il caciocavallo tipo silano ecc. Accompagnati con i mieli locali o marmellate o ancora meglio il tipico miele di fico, si possono scoprire degli ottimi abbinamenti.

Dolci
Un’altra specialità del posto è il famoso “bocconotto” di Mormanno, la tradizione vuole che il ripieno sia di marmellate o confettura, quelli proprio tipici sono con la confettura di amarena e con la mandorla ma ormai l’estro si esprime a piacere, il ripieno non è più vincolato a ciò che si riesce a reperire.

Viticultura
Nel comprensorio del massiccio del Pollino il vitigno autoctono per il bianco è la “guarnaccia” mentre per il rosso è il “magliocco”, ed il “gaglioppo del cirotano”. Il vino calabrese noto sulle tavole è stato per un buon periodo il gaglioppo della cantina Libranti, che ha però, a mio avviso, appiattito la notorietà delle numerose varietà delle produzioni autoctone. Mentre altrove sono stati selezionati vitigni più famosi, a ragione di produzione e resa, annullando così quelli locali, in Calabria la condizione di isolamento ha favorito la crescita di più di 300 varietà di vitigni autoctoni”. Alcuni risalgono a 2700 anni fa, ai tempi dei primi insediamenti greci.
Giusto per menzionarne qualcuno si trovano ancora piccole produzioni di “mantonico” e “montonico”, anche il famoso “nero d’avola” è di fatto il vecchio “nero calabrese”. La peculiarità dei vitigni autoctoni calabresi è che rispecchiano il carattere del territorio, il magliocco (spesso regolato con la morbidezza dell’aglianico, pochi sanno vinificarlo in purezza) ha una mineralità, una spigolatura tutta sua; la presenza importante dei suoi tannini, i profumi conferiti dal territorio, dal suolo e dalla posizione geografica concedono al magliocco una nota di melograno, insomma una spremuta di appennino calabro!

 

Tra le oltre 300 varietà autoctone non possiamo non menzionare i moscati, il moscato di Saracena (presidio slow food), ricavato dai vitigni “moscatello” tradizionale di Saracena, “guarnaccia” e “malvasia”, prodotto sempre nell’area del Pollino, è tra i più apprezzati ma ne esistono tanti altri, la preparazione tradizionale vuole che la lavorazione e la spremitura fosse compito delle donne, che spremevano le uve a mano.

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Dove mangiare
In uno stretto vicolo nascosto di Mormanno, ma non lontano dalla piazza centrale, c’è una preziosa perla di conoscenza dei prodotti del territorio. L’
Osteria del Vicolo, gestita dalla famiglia Armentano, con in cucina Vincenzo (FIC) ed in sala il preparato Francesco, che con il supporto di Catia Corbelli, entrambi sommelier FIS dal 2018 sanno guidarti in un percorso gustativo legato alle tradizioni dello splendido e generoso Pollino.

Il locale è intimo e raccolto, quanto basta per avere quel giusto rapporto con l’oste e scambiare preziose informazioni sulle tradizioni enogastronomiche del Pollino, sono dell’avviso che “se esci dal ristorante solo con la pancia piena non ritornarci”; da qui ne puoi uscire con una lezione di storia, geografia, etica delle produzioni, confronto costruttivo. Le osterie sono la nuova frontiera della cucina, custodi delle tradizioni e della storia del territorio, che sono poi la vera ricchezza del nostro paese; di fatto anche Alain Ducasse lascia il Plaza Athénée, 3 stelle Michelin a Parigi dopo 20 anni, sarà un segnale?

Se vuoi assaggiare le introvabili lenticchie di Mormanno pertanto devi necessariamente andare a mangiartele all’Osteria del Vicolo, loro le coltivano direttamente e le cucinano divinamente, vale a dire rispettando la materia prima senza alterarle più di tanto (che è la cucina che amo).

Qui i famosi bocconotti di Mormanno li fanno a mano, ho anche avuto la fortuna di assaggiare una semplice crostata con i limoni di Rocca imperiale (IGP), buonissima! Non credo sia un qualcosa di tipico del Pollino comunque restiamo nei ranghi della cucina del territorio.

Come al solito consiglio: se state guidando sull’Autostrada SA-RC nella parte nord della Calabria fate una breve uscita e andate a provare L’Osteria del Vicolo, se non siete di passaggio, andateci di proposito!

Grazie per essere saliti a bordo – Buona strada e buon gusto a tutti
VAN–eggio

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