Come da tradizione, ogni anno d’estate vado alla ricerca, come gli uccelli migratori, di temperature più vicine al mio genere (credo sia umano, presumo).
Come specie migratoria cerco quindi di raggiungere la destinazione più vicina, che soddisfi quei requisiti necessari per riposare la notte senza sentirsi chiusi in una sauna.
Campo Imperatore è il posto ideale partendo da Roma, se non altro per approfittare della vicina piana di “Castel del Monte” località Madonnina, nota piazza di spaccio di milioni di migliaia di tonnellate di arrosticini, le “Rustell” in abruzzese puro!
Il mio spacciatore ufficiale sul posto è la Macelleria Giuliani, con i tipici attrezzi per la cottura delle “rustell” appena fuori lo spaccio; loro pensano ad attizzare le braci, tu cuoci e mangi quello che hai comprato nel ristoro 😉 semplice!
Di fronte c’è il più noto e grande “Ristoro Mucciante” ma preferisco Giuliani anche perché c’è meno fila da fare, credo che sulla materia prima siamo più o meno lì!!
I migliori arrosticini mai provati in vita mia, rigorosamente tagliati ed infilati negli spiedini a mano, provenivano da “Pescina” (AQ) da allevamenti di pecora “Suffolk”, una razza inglese allevata in Scozia principalmente, in questo caso ripiantata in Abruzzo e quindi pascolate nei campi abruzzesi (che hanno ovviamente una più ampia vastità di erbe); un prodotto al di fuori delle faide abruzzesi sulle rustell. La mia passione comunque sono gli arrosticini di fegato!
Il mondo degli arrosticini è un capitolo dell’enogastronomia a parte e sul tema si sono consumate pagine e pagine, ognuno con la convinzione che quelli del proprio paese ovviamente sono migliori di tutti gli altri. Amo il campanilismo italico sull’enogastronomia, a goderne sono i curiosi come me 😉
Poi se vogliamo andare sul tecnologico è stata addirittura sviluppata un’app a tale scopo (giusto per farvi capire a che livello di competitività siamo).
Se pensate di prendere banalmente una griglia e buttare questo straordinario prodotto su un comunissimo barbecue, sarete esiliati dall’Abruzzo, messi al confino e cancellati dall’asse ereditario se avete parenti abruzzesi. Gli strumenti e le tecniche di cottura sono moltissime; a pari passo del successo di questo simpatico alimento anche gli strumenti annessi si sono altrettanto evoluti, questo per esempio è un sito che vende tutto sul tema, capite bene che si tratta di un argomento preso molto sul serio, giustamente aggiungerei!
In sostanza per prepararne una certa quantità ormai si usano strumenti di questo tipo:
© https://www.abruzzoarrosticini.it
Mentre per cuocerli generalmente sono utilizzate delle “fornacelle” che riempite di braci assolvono perfettamente al loro compito, permettendo di girare gli spiedini per una cottura uniforme.
I maestri insegnano che tenersi pronto un mazzetto di rosmarino intriso nell’olio (rigorosamente d’oliva) e sale, per poi spennellare le “rustell” prima di levarli dalla fornacella, permette agli arrosticini di rimanere morbidi e profumati.
Vanno portati a tavola a fasci, mai nel piatto, coperti con della carta stagnola per tenerli caldi, ognuno dei commensali prende due o tre spiedini lasciando gli altri al caldo.
Se ve li servono nella conca di coccio allora è già un ottimo segnale di esperienza in merito.
© Tripadvisor
Ovviamente per la cottura adesso ci sono metodi anche molto più sofisticati della normale fornacella:
Sfogata tutta l’ira cittadina sui poveri spiedini di pecora (una volta si usava anche mettere del castrato di agnello) e smaltito il vino che doverosamente accompagna sempre la pecora, ci si sposta su vette più fresche, siamo vicino l’osservatorio astronomico di Campo Imperatore.
Volendo allestisco in protezione anche uno spazio per la cena 😉
La notte si dorme con la coperta ed il paesaggio è mozzafiato, sebbene sia una meta che frequento appena posso, ogni volta mi sento in sintonia con l’altezza degli oltre 2000 m s.l.m. leggero, come l’aria tersa di montagna, ci pensano gli arrosticini a tenermi saldo a terra 😀
Vi lascio con il desiderio di una bella serata tra amici a girare arrosticini sulla fornacella, che fa un po’ effetto tipo fonduta, crea il suo ambient conviviale;
…e per chi non fosse del centro Italia e/o non ha ancora avuto la curiosità di approcciare a questa pietanza, oppure ha un proprio freno verso la pecora perché pensa che possa sembrare troppo presente come odore, suggerisco di provare comunque, scoprirete che non è poi così impattante, ad ogni modo se spennellati con il rosmarino l’odore si smorza.
Non pensate neanche lontanamente di avvicinare cose tipo maionese, ketchup o altra produzione industriale di questo tipo, gli abruzzesi sono persone fantastiche ma in casi come questi non parliamo più di esilio, potrebbero diventare violenti …e non solo verbalmente 😀
Un saluto a tutti i viaggiatori
VAN-eggio